Fondi Ue, la Calabria deve osare di più

In Calabria occorre uno scatto di reni nell’intercettare i finanziamenti diretti europei, quelli cioè erogati direttamente da Bruxelles. La quota di partecipazione degli attori territoriali ai programmi tematici comunitari, infatti, risulta troppo esigua rispetto al dato nazionale, nonostante la realizzazione di progetti di elevata qualità. Se da un lato la Regione Calabria ha superato, dopo una forte accelerazione, gli obiettivi di spesa dei fondi strutturali 2007-2013, dall’altro le imprese calabresi si sono di fatto sottratte alla possibilità di cogliere alcune delle opportunità, tra appalti e sovvenzioni, offerte dalle istituzioni europee.

L’accesso ai finanziamenti diretti dell’Ue è tutt’altro che elementare, perché governato da meccanismi di selezione rigorosi e criteri di merito elevati. Un esempio eloquente è offerto dagli ultimi dati pubblicati dalla Commissione europea sul tasso di successo dei progetti presentati nell’ambito del programma per la ricerca Horizon 2020: solo il 14% di essi viene selezionato per un finanziamento.
Ciononostante, contrariamente al leitmotiv secondo cui “l’Italia spende poco e male i fondi europei” (in tutti i sensi fuorviante), nel caso dei fondi diretti il dato rilevante è che l’Italia figura ai primi posti in Europa per numero di enti e imprese che ne beneficiano. Nel 2014 i beneficiari italiani sono stati 4140, quarti assoluti dopo Belgio, Germania e Regno Unito. A livello interno, tuttavia, si delineano forti disparità: il 64% dei beneficiari italiani è del Nord, il 27% del Centro e appena il 9% del Sud e Isole. Ancora più basse, si diceva, sono le performance delle organizzazioni calabresi (imprese, università, centri di ricerca, enti pubblici e associazioni non governative), secondo quanto rileva uno studio curato dall’associazione Calabresi Creativi (Foglia, Molica, Rositano)  di prossima pubblicazione.

Dalla ricerca, per la quale si è passato al setaccio il Sistema di Trasparenza finanziaria della Commissione Europea (FTS) che fornisce informazioni sui beneficiari dei finanziamenti diretti superiori a 15 mila euro, emerge che gli enti calabresi nel 2014 hanno vinto una quota di progetti europei inferiore all’1% rispetto al totale nazionale.
Più in dettaglio, essi hanno ottenuto sovvenzioni per 14 progetti afferenti a programmi tematici comunitari e 2 appalti. Il numero dei commitments (impegni finanziari) per le sole sovvenzioni ricevute dalla Calabria (14), tuttavia, rappresenta solo lo 0,85% di quelli italiani (1647). Il totale degli impegni destinati al finanziamento di tali progetti (un progetto può avere beneficiari multipli) ammonta a 6,7 milioni di euro, di cui almeno 2,1 erogati direttamente agli enti calabresi.

È importante, alla luce di questi risultati, sottolineare alcune questioni che sono specificate con maggior dettaglio nello studio e trarre delle conclusioni. In primis, il FTS – come già scritto – non mostra i progetti di importo inferiore a 15 mila euro che, per verità, sono molti soprattutto rispetto ad alcuni programmi, come Erasmus Plus, nell’ambito del quale nel solo 2014 le associazioni calabresi, in partenariato con altri enti europei, si sono aggiudicate più di 300 progetti che rappresentano il 3% del totale nazionale di oltre 9000.
Per il resto, imprese ed enti calabresi devono cambiare passo. Gli imprenditori dovrebbero ricevere più informazioni sugli appalti pubblici europei e constatare, ad esempio, che le probabilità di vincerli sono abbastanza elevate, a causa dell’esiguo numero di concorrenti (alcune gare vanno addirittura deserte!). Per tutti gli enti che, invece, aspirano a partecipare con successo ai progetti europei, è auspicabile che seguano alcune buone prassi, tra cui la partecipazione alle giornate di informazione tematiche (Infoday), quasi sempre a Bruxelles, che offrono opportunità preziose di apprendimento e di networking spesso sottovalutate.

Infine, sebbene la Regione non abbia competenze specifiche sui fondi erogati direttamente da Bruxelles (è bene precisarlo), è auspicabile che essa promuova azioni concrete di coordinamento e di informazione, con l’obiettivo di migliorare le performance delle organizzazioni territoriali (pubbliche e private) che hanno già partecipato a progetti europei tesaurizzandone le buone prassi, e di facilitare la partecipazione di altri attori regionali alle chiamate europee alle quali non possiamo permetterci di rispondere “assente”.