Calabria periferia d’Europa per competitività

© www.flickr.com/photos/zeeyolqpictures

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La Commissione Europea ha pubblicato la seconda edizione dell’Indice di competitività regionale 2013, concepito per misurare le variazioni di competitività delle regioni dell’Unione Europea. Nella top 100, nessuna italiana. A capitanare la classifica è la regione olandese Utrecht, seguita dalle regioni londinesi Bedfordshire, Herftordshire e Oxfordshire e un quarto posto per Stoccolma. Per trovare la prima italiana bisogna scorrere fino alla 128a posizione occupata dalla Lombardia. La Calabria è penultima delle regioni italiane, alla posizione n°233 su un totale di 262,  8 posti più in basso rispetto al 2010 e due posti più in alto rispetto alla Sicilia, che chiude la lista delle italiane. A separarle,  la città autonoma spagnola di  Ceuta, situata nel Nord Africa e circondata dal Marocco, ricorda Wikipedia.

L’Indice Regionale di Competitività -(d’ora in poi IRC)- mette a nudo l’assetto delle regioni basandosi su dati affidabili, elaborati da Eurostat, e non su variabili prettamente aleatorie. Non è il frutto di  manipolazioni degli avversari politici ma di un’analisi attenta del tessuto macroeconomico, demografico, democratico e sociale. Un’analisi a tutto campo che, purtroppo, pare non sia oggetto di studio della politica calabrese.

Soffermandoci sui risultati della Calabria, è palese il disastro anche parziale registrato nei diversi ‘pilastri’ dell’IRC:

ISTITUZIONI – La Calabria ha registrato il peggior dato italiano per quanto riguarda l’analisi delle Istituzioni, piazzandosi alla posizione 252 su 258. Tale analisi parziale ha considerato il livello di percezione della corruzione regionale, l’efficacia di governo e la trasparenza delle sue politiche, l’affidabilità dei servizi di polizia e il business della criminalità organizzata.

INFRASTRUTTURE – Per potenziale accessibilità ad autostrade e ferrovie e per numero di voli passeggeri, la nostra regione è alla posizione 211 su 259. Pesanti i ritardi del completamento dell’A3 così come le non-risposte alle continue sollecitazioni della compagnia di volo Ryanair, disponibile ad atterrare all’aeroporto di Sant’Anna.

SALUTE– La Provincia Autonoma di Trento è un soffio fuori dalla top 10 per quanto riguarda la salute. La Calabria, invece, si piazza al 49°posto. Un dato, questo, certamente positivo ma che va esaminato con le dovute cautele: sono stati osservati l’aspettativa di vita sana, la mortalità infantile, le malattie cardiache e quelle di cancro. Come nel 2010, non sono stati presi in considerazione i posti letto degli ospedali – chiarisce il report- altrimenti saremmo certamente scivolati in basso di molto. E’ innegabile, infatti, che la situazione calabrese della sanità (che è solo un aspetto della macro area della salute) è tragica: ridotta a manovre ragionieristiche da una parte e a strumentalizzazioni politiche dall’altra.

ISTRUZIONE- Per istruzione superiore e la formazione permanente la Calabria riscende nelle parti basse, sino al 231° posto. Peggio di noi la Valle d’Aosta (250°) che, di contro, registra tassi di occupazione (specie quella giovanile), molto più alti di quelli calabresi.

LAVORO- Ancora più giù in classifica parziale se il tema trattato è il lavoro. Sono state analizzate la disoccupazione, la produttività del lavoro, e la quota di popolazione di età compresa tra 15 e i 24 anni che non studia, non lavora, né è in formazione professionale, i cosiddetti NEET. Posizione 241. Peggio di noi solo la Campania.

TECNOLOGIA – Dato in allarme anche quello sulla disponibilità delle più recenti tecnologie, di commercio elettronico e di imprese con accesso alla banda larga fissa. Posizione 234.

INNOVAZIONECalabria maglia nera per l’innovazione. Una 243a posizione che mette a nudo un gap col resto del Paese e, a maggior ragione, con l’Europa, che sembra insanabile. Sono state valutate l’applicazione dei brevetti, il know-how dei lavoratori, la spesa in ricerca e sviluppo, e i settori ICT e High-tech.

Istituzioni, infrastrutture, lavoro, salute, istruzione, tecnologia e innovazione, utilizzate a sintesi dell’IRC dell’UE, sono i temi su cui ogni regione dovrebbe concentrarsi per rispondere alle sfide che provengono non solo dalle altre ‘consorelle’ europee, ma –specie nel caso della Calabria- anche dall’area mediterranea.

Senza prendere nota di questi dati oggettivi, sarà difficile utilizzare al meglio i Fondi Europei stanziati per il periodo 2014-2020  che dovranno essere concentrati – almeno questo è l’auspicio dell’UE – su poche grandi priorità e, possibilmente, senza il bisogno di ‘task force’ (che in realtà è un commissariamento) con la Commissione Europea, i Ministeri e la nuova Agenzia per la coesione territoriale.