Schengen, governi all’attacco

La riforma (restrittiva) della libera circolazione si fa senza il Parlamento

Il Consiglio Giustizia e Affari Interni ha trovato un accordo sulla riforma della libera circolazione. Che introduce un ampio pacchetto di eccezioni e deroghe. E per evitare contrasti, il Parlamento europeo viene escluso dall’iter decisionale. Un altro colpo all’identità europea.

già sul sito “Gli Euros”

Ritornano le frontiere

La libera circolazione delle persone è uno dei pilastri dell’Unione Europea. È un principio fondamentale che trova le sue basi giuridiche negli articoli 14, 18 e 61 del trattato che istituisce la Comunità Europea. Con il Trattato di Amsterdam, poi, vennero adottati gli accordi di Schengen che diventarono parte integrante del Trattato di Maastricht. Il cosiddetto “spazio di Schengen” che comprende attualmente 26 paesi (i 27 Stati membri meno Cipro, Irlanda, Regno Unito, Bulgaria e Romania, più Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein) ha lo scopo di introdurre un’effettiva libertà di circolazione delle persone attraverso l’abolizione dei controlli alle frontiere interne. A 27 anni dall’accordo firmato nella cittadina lussemburghese, lo scorso 7 giugno gli Stati membri dell’Ue ad eccezione di chi non fa parte dello spazio di Schengen, riuniti nel Consiglio Giustizia e Affari Interni hanno raggiunto un’intesa circa la possibilità di ripristinare temporaneamente i controlli sui confini interni in caso di ampi flussi migratori.

I vari Ministri dell’Interno hanno deciso in maniera unilaterale di ristabilire i controlli alle frontiere ’’per un periodo di sei mesi, prorogabile per un altro semestre, qualora la sicurezza di una frontiera esterna dello spazio non fosse più garantita a causa di circostanze eccezionali’’. Per verità, ad ogni Stato membro è data la possibilità di sospendere l’uso del trattato per un limitato periodo e per specifici motivi, solitamente per rafforzare le misure di sicurezza in caso di eventi eccezionali quali l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale (l’Italia lo sospese durante il G8 di Genova e durante il G8 dell’Aquila).

La prepotenza del Consiglio

L’accordo raggiunto dal Consiglio Giustizia e Affari interni, di fatto esclude il Parlamento europeo dall’espletamento delle verifiche e del monitoraggio sull’applicazione del trattato stesso. Il Consiglio, non accettando la proposta della Commissione Europea su un meccanismo di valutazione centrale ed europeo delle emergenze di fronte ad ondate migratorie, ha affidato un ruolo di valutazione della richiesta degli Stati alla Commissione ma, allo stesso tempo, si è garantito di prendere la decisione finale. L’esclusione del Parlamento Europeo è stata attuata aggirando l’obbligo di codecisione previsto dal Trattato di Lisbona, in quanto i governi intendono seguire l’iter dell’art. 70 (Tfue) e non dell’articolo 77, privilegiando l’approvazione a maggioranza qualificata dei governi alla procedura legislativa ordinaria – la cosiddetta codecisione – con il Parlamento.

Le reazioni

La prima reazione su questa assurda decisione presa dal Consiglio è a firma della Commissaria per gli affari interni Cecilia Malmstrom la quale si e’ detta ’’delusa per la mancanza di ambizione europea mostrata dai Paesi membri”. Durissimo l’attacco del Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, che ha detto: “Questa decisione non rispetta i poteri del Parlamento ed è un passo nella direzione sbagliata su Schengen. Questo gioco di potere inutile non raggiunge il risultato che i nostri cittadini si aspettano dall’Unione. In un’Unione di Stati e di cittadini, è inquietante vedere che i governi nazionali cercano di escludere i rappresentanti dei cittadini su questioni attinenti ai diritti individuali” ribadendo che il Parlamento Europeo non accetterà altri motivi per la reintroduzione dei controlli alle frontiere se non c’è un adeguato meccanismo comunitario che ne valuti l’effettiva necessità.

“Questa scelta – scrive invece il vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella – conferma la sordità dei governi rispetto al grande tema del deficit democratico e la loro non curanza rispetto alla perdita progressiva di gradimento dell’Europa da parte dei cittadini: il trattato di Schengen è la bandiera dell’Europa e dunque su questa battaglia il Parlamento europeo dovrà andare fino in fondo anche ricorrendo alla Corte di Giustizia”. Esulta, invece, la Lega Nord con l’On. Bizzotto che in merito alla decisione del Consiglio ha scritto: “Si tratta di un importante passo in avanti verso l’autonomia e la sovranità dei popoli per la quale ci siamo sempre battuti: da oggi non saremo più costretti a subire passivamente nuove ondate di immigrati”, in perfetto contrasto con lo spirito dell’Unione Europea.

Stop trattative tra il Pe e il Consiglio

La Conferenza dei Presidenti ha deciso di sospendere la cooperazione con il Consiglio Ue su cinque dossier in tema di affari interni e giustizia, finché non ci sarà un risultato soddisfacente su Schengen. A mali estremi, estremi rimedi. Schulz ha specificato che la decisione e’ stata presa ’’da tutti i gruppi’’ ad eccezione dei conservatori britannici, ’’con una maggioranza mai vista in 18 anni di vita parlamentare’’ che hanno deciso una ’’reazione istituzionale’’ ad un ’’atto senza precedenti’’. ’’Nessun Parlamento del mondo – ha detto ai giornalisti – permetterebbe di essere escluso dal processo legislativo mentre esso è in corso’’.

Una decisione forte, quella presa durante la Plenaria, contro la prepotenza dei Governi che, introducendo in maniera unilaterale delle limitazioni alla libertà di circolazione nell’Unione Europea, intendono sbriciolare l’identità europea, fatta di integrazione, di democrazia e di apertura. A solo discapito dei suoi cittadini.