Il contributo dell’Ue allo sviluppo sostenibile

*pubblicato sulla rivista iMille

La politica di sviluppo dell’Unione Europea mira a promuovere lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo primario di sradicare la povertà. Insieme alla politica estera, di sicurezza e commerciale, rappresenta una pietra angolare delle relazioni dell’Unione con il resto del mondo.

L’Unione Europea rappresenta il principale donatore di aiuti allo sviluppo a livello globale. Nel 2017 le istituzioni comunitarie e gli stati membri europei, infatti, hanno destinato, nell’ambito dell’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo, 97,43 miliardi di dollari (a prezzi 2016), pari al 56% del totale di 175,53 mld $. Gli altri principali donatori a livello globale sono gli Stati Uniti (34,6 mld $, 20% del totale) e il Giappone (10,42 mld $, 11%). L’ammontare di risorse mobilitate dai primi 3 donors rappresenta più dell’80% del totale.


Source: OECD, 2018

Sebbene nell’ultimo decennio il livello degli aiuti abbia registrato un trend crescente, gli aiuti complessivi verso i paesi meno sviluppati od in via di sviluppo sono leggermente diminuiti rispetto all’anno precedente dello 0,7% cioè 1,25 miliardi di dollari. La maggiore contrazione è stata registrata dalle istituzioni europee (Commissione Ue e Banca Europea degli Investimenti) ed è spiegata essenzialmente dalla riduzione[1] dell’ 8% degli “in-donor refugee costs” ossia la spesa sostenuta per l’accoglienza dei rifugiati all’interno dei paesi donatori (diminuita rispetto al 2016 di circa 1,1 miliardi di dollari a livello dei 28 stati europei).

Uno dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite riguarda l’impegno dei paesi industrializzati a destinare lo 0,7% del loro reddito nazionale loro (GNI) per l’assistenza ufficiale allo sviluppo. Risorse, che se ben allocate, contribuiranno a vincere le sfide individuate nell’Agenda 2030 cioè porre fine alla povertà assoluta entro il 2030, combattere le disuguaglianze all’interno e tra i paesi, a proteggere i diritti umani e a garantire la protezione duratura del pianeta e delle sue risorse naturali.

Nel 2017, in base agli ultimi dati OCSE, risultano aver conseguito questo obiettivo solo sette paesi: Emirati Arabi (1,31%), Svezia (1,01%), Lussemburgo (1,00%), Norvegia (0,99%), Turchia (0,95%), Danimarca (0,72%) e Regno Unito (0,70%). Relativamente agli altri principali donors a livello globale, Istituzioni europee e stati membri dell’Ue hanno complessivamente donato lo 0,59% della somma dei redditi nazionali lordi, il Giappone lo 0,23% e gli Stati Uniti lo 0,18%.

PRINCIPALI DONATORI NELL’UE

A livello europeo, la Germania è il principale stanziatore di aiuti allo sviluppo. Nel 2017, infatti, ha elargito 23,84 milioni di dollari, circa un quarto del totale degli aiuti provenienti da enti ed istituzioni comunitarie. In proporzione rispetto al Reddito Nazionale Lordo tedesco, l’ammontare di risorse verso i paesi in via di sviluppo rappresenta lo 0,66%. Nello stesso anno, gli altri principali donors europei sono il Regno Unito (18,42 mln$ rappresentanti lo 0,7% del RNL), le istituzioni europee (15,97 mln $), la Francia (11,05 mln $ o 0,43% del RNL) e l’Italia con 5,60 mln $ ossia lo 0,29% della ricchezza italiana prodotta nello stesso anno.  Rispetto all’anno precedente, se da un lato il livello di aiuti dall’Italia e dalla Francia ha subito un incremento rispettivamente del 10,18% e del 14,92%, dall’altro si registra una significativa contrazione delle erogazioni da Spagna (- 45%) e Austria (-27,38%).

Table 1 EU donors, 2017

EU Donor FY2017 % 2017 Δ% ’16-’17 AID/ POP AID/GNI %
Germany   23.844,20 24,47% -3,60%  300,74 0,66
United Kingdom   18.424,58 18,91% 2,06%  274,99 0,70
France   11.056,76 11,35% 14,92%  144,19 0,43
Italy     5.605,08 5,75% 10,18%  83,98 0,29
Sweden     5.379,71 5,52% 9,93%  489,62 1,01
Netherlands     4.822,32 4,95% -2,90%  290,59 0,60
Spain     2.350,95 2,41% -45,04%  92,05 0,19
Denmark     2.313,74 2,37% -2,34% 412,03 0,72
Belgium     2.111,40 2,17% -8,21% 203,02 0,45
Austria     1.187,77 1,22% -27,38% 187,99 0,30
Finland     1.024,11 1,05% -3,35% 192,66 0,41
Ireland       783,64 0,80% -2,36% 171,86 0,30
Poland       636,20 0,65% -4,03% 17,25 0,13
Luxembourg       408,26 0,42% 4,40% 662,78 1,00
Portugal       366,72 0,38% 6,89% 33,28 0,18
Greece       310,38 0,32% -15,78% 34,19 0,16
Czech Republic       258,11 0,26% -0,82% 24,60 0,13
Hungary       139,89 0,14% -29,75% 20,32 0,11
Slovak Republic       109,73 0,11% 3,51% 19,56 0,12
Slovenia         73,15 0,08% -10,03%  39,28 0,16
Bulgaria         61,20 0,06% -9,55%  8,62 0,11
Lithuania         55,64 0,06% -2,64% 19,91 0,13
Croatia         48,71 0,05% 19,88%  9,70 0,09
Estonia         39,75 0,04% -8,43% 32,89 0,17
Latvia         31,00 0,03% 2,73% 15,48 0,11
Malta         25,50 0,03% 24,08% 54,72 0,22
EU Institutions (EUI)   15.966,91 16,39% -6,66%
EU28+EUI   97.435,42   100,00% -2,42%   190,48   0,59%

Sources: OECD and World Bank, 2018

Un ulteriore aspetto interessante da analizzare riguarda l’ammontare di aiuti in rapporto alla popolazione degli Stati europei. In media, nel 2017 gli aiuti pro capite a livello europeo ammontano a poco più di 190 dollari (163 euro circa). Tuttavia, osservando i dati paese per paese si osserva una notevole eterogeneità, da un massimo di 663 dollari pro-capite per i residenti in Lussemburgo, al minimo di 8,60 dollari pro-capite della Bulgaria. Tra i paesi con i valori maggiori di aiuti pro capite, emergono Svezia (489$), Danimarca (412$), Germania (300$), Paesi Bassi (290 $), Regno Unito (274 $) e Belgio (203$). Finlandia, Austria e Irlanda hanno registrato un livello di aiuti pro capite in linea con la media europea, mentre gli altri paesi membri sono al di sotto. L’Italia si trova in una posizione intermedia con una donazione pro capite di 84$, immediatamente sotto Spagna (92 $) e Francia (144$).

BENEFICIARI

I dati relativi agli esborsi monetari degli aiuti ufficiali allo sviluppo nei cinque anni dal 2012 al 2016, mostrano che più di un terzo degli aiuti (35%) è stato destinato ai paesi dell’Africa, il 29% ai paesi dell’Asia, il 5% ai paesi dell’Europa e poco più dell’1% a quelli dell’Oceania. Oltre a questi è importante sottolineare che una quota significativa (22,76% nel quinquennio o 27% nel solo 2016) è classificata in una macro-categoria in cui il paese del ricevente risulta “non specificato” poiché le risorse sono destinate alle organizzazioni internazionali (FAO, UNDP, per esempio) che realizzano progetti in diverse parti del mondo oppure si riferiscono alla categoria  “Refugees in donor countries”.

Table 2 Top 10 Recipients 2016 (Aid > 2.500 USD mln)

Recipient 2016 2016% L5Y(’12-’16)%
Syrian Arab Republic      8.867,61 5,65% 3,07%
Ethiopia      4.073,78 2,59% 2,40%
Afghanistan      4.064,16 2,59% 3,37%
Turkey      3.613,01 2,30% 1,96%
Pakistan      2.952,86 1,88% 1,95%
Viet Nam      2.894,79 1,84% 2,43%
Jordan      2.738,73 1,74% 1,39%
India      2.678,89 1,71% 1,72%
Cuba      2.677,75 1,71% 0,50%
Bangladesh      2.503,44 1,59% 1,62%
Nigeria      2.500,85 1,59% 1,58%
Total     39.565,87   25,20% 22,00%

Sources: OECD, 2018

Un quarto degli aiuti effettivamente versati nel 2016 (ultimo dato disponibile) è assorbito da 11 paesi, tra cui Siria (8.87 miliardi di dollari), Etiopia (4.07), Afghanistan (4.06) fino a Bangladesh e Nigeria (2.50).

 FONTI DI FINANZIAMENTO: IL QUADRO FINANZIARIO 2014-2020

Nel quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europa 2014-2020 il capitolo “Global Europe” rappresenta il 6% del totale, con un ammontare di risorse pari a 66,3 miliardi di euro. A livello di budget, a Global Europe si riconducono 14 programmi, tra cui la Politica estera e di sicurezza comune (2,33 €MLD current prices), la cooperazione allo sviluppo (19,66 MLD €), gli aiuti umanitari (148 milioni € circa) a cui si aggiunge lo strumento per contribuire alla Stabilità e alla Pace (IcSP) finanziato per 2,34 MLD €, e lo strumento per la democrazia e i diritti umani (1,33 MLD €).  Inoltre, al di fuori del budget dell’Unione, gli stati membri dell’Ue finanziano l’European Development Fund (EDF) che rappresenta il principale strumento per gli aiuti allo sviluppo degli stati appartenenti ad Africa, Caraibi e Pacifico. Il fondo fu istituito nel 1957 sotto il Trattato di Roma e rappresenta uno dei principali strumenti finanziari degli accordi bilaterali quali le Convenzioni di Lomé (1975-2000) e la Convenzione di Cotonou firmata nel 2000 e valida fino al 2020. Quest’ultima si basa essenzialmente su tre pilastri: i) cooperazione allo sviluppo, ii) commercio e iii) dialogo politico.  Le risorse allocate all’undicesimo EDF ammontano a 30,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020.

PROSPETTIVE FUTURE

La Commissione propone di aumentare il livello di investimenti nell’azione esterna fino al 26% per raggiungere 123 miliardi di € nel futuro budget a lungo termine dell’Ue, insieme ad una ristrutturazione degli strumenti di azione esterna, semplificando i processi e utilizzare le economie di scala.  Per conseguire questo scopo, la Commissione Ue ha proposto l’unione della maggior parte degli strumenti esistenti in uno solo denominato “Neighbourhood, development and international cooperation instrument” con una copertura globale e l’integrazione dell’European Development Fund nel budget dell’Ue. In dettaglio, l’architettura dello strumento di vicinato e cooperazione internazionale prevede a) un pilastro geografico relativo alla cooperazione programmata con i paesi del vicinato e con tutti gli altri paesi non appartenenti all’UE al fine di stanziare le risorse in base alla regione geografica; b) un pilastro tematico relativo alle questioni di natura globale; c) un pilastro di reazione rapida per la gestione delle crisi, la prevenzione dei conflitti e lo sviluppo delle capacità di resilienza. Per far fronte alle priorità urgenti, già in essere oppure emergenti, è prevista, inoltre, l’istituzione di una riserva di flessibilità per far fronte non soltanto alle pressioni migratorie, ma anche alle esigenze di stabilità e di sicurezza, agli eventi imprevisti e alle nuove iniziative e priorità internazionali.

INDICAZIONI DI POLICY

Nel periodo considerato 2007-2016 è stata calcolata la correlazione annua tra il Reddito Nazionale Lordo pro-capite e la quota relativa di aiuti ricevuta, per i paesi beneficiari. Il principale risultato è che la relazione tra le due variabili è negativa, sebbene con un’intensità modesta (da -0.21 a -0.35). Si tratta, tuttavia, di un risultato coerente con il tentativo di riequilibrare la distribuzione della ricchezza e quindi di ridurre i gap di povertà tramite gli aiuti allo sviluppo, in quanto i paesi con il reddito lordo pro capite più basso ricevono aiuti più alti e viceversa.

Sources: OECD and World Bank, 2018

Con particolare focus su alcuni paesi ACP (Africa Caraibi Pacifico) con un GNI pro capite annuo sotto i 2000 dollari, inoltre, è stato effettuato il calcolo del tasso di crescita medio annuo composto degli aiuti ricevuti negli ultimi 10 anni e il corrispondente reddito pro capite al 2007 (primo anno di aiuti considerato). Per la maggior parte dei paesi considerati il tasso di crescita degli aiuti è positivo, seppur con intensità differente. Ad esempio, nella Repubblica Africana Centrale (reddito pro capite al 2007 pari a 397 dollari circa), la crescita annua degli aiuti è stata pari a 8,40%, in Guinea del 6,09%, in Sierra Leone del 5,84%. Tuttavia, in paesi come Eritrea, Togo e Benin che nel 2007 avevano un reddito pro capite compreso tra i 250 e i 700 dollari, il tasso annuo di crescita degli aiuti ufficiali allo sviluppo è stato addirittura negativo, rispettivamente (-6;17% ; -2,14% e -1.85%). Questa situazione – dall’interpretazione controintuitiva – meriterebbe un serio approfondimento soprattutto in sede dei negoziati per un nuovo accordo di partenariato tra l’Unione europea e i 79 paesi del gruppo di Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), avviate a fine giugno 2018.

[1] http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-3002_en.htm